Il mio diario di guerra per non dimenticare(ottimizzato per una visione 1280x768)

Brevi annotazioni di una giovane di Tassignano. maggio 1944-maggio 1945 - Rosa Antongiovanni

INTERESSANTI RIFERIMENTI

 

A quanti ebbero a soffrire

e far soffrire

per scelte di "prestigio"

imputabili ad altri,

mossi questi solo

da megalomania personale o di gruppo,

tralasciando i sentimenti più profondi

del genere umano.

 

«Non è giusto» ripete; « troppa cattiveria, in giro per il mondo. Bisogna che ci pensino per bene un ’altra volta, a questa faccenda, se no ci va di mezzo chi non c'entra. E chi li ha autorizzati, poi?» [...]

« A fare che cosa?» « A farti fare la guerra.» « Sei matto? Chi vuoi che domandi a me il permesso ...» « Lo vedi? Eppure l'hai fatta, e come, e adesso sei lì che non sai più da che parte girarti, e devi ancora ringraziare se sei rimasto vivo... Te l'ho detto: o te lo domandano prima, o si mettono d'accordo per non fartela fare»

« Ma Chi?» « Che ne so? Quelli che ogni volta finiscono col farla fare a te. È questo che non è giusto. Se non lo capisci per te, guarda qui gli altri, vedrai che lo capisci.»

 

(Giulio Bedeschi, Il peso dello zaino, Garzanti, Milano, 1966, pp. 216-217.)

 

Partii con uno spirito poco patriottico ma non me ne vergogno, mi chiedevo che senso avesse andare a uccidere o essere ucciso, i nostri capi ci dicevano che senza odio non si può fare la guerra ma come faccio, mi chiedevo, ad odiare uomini come me, che non mi hanno fatto nulla di male e che sono dei disgraziati proprio come lo sono io? Non riuscivo a vederci nessuna logica e avevo paura, tanta paura. Pensai anche di scappare, di darmi alla macchia, ma poi dove sarei andato? Magari a farmi catturare chissà dove e farmi fucilare alle spalle come un traditore. [...]

Eravamo stati sbalzati dalla nostra semplice vita a questa fatta di rigore, di paura, di solitudine, nell'attesa di essere inviati in chissà quale campagna militare, senza ideali e, non mi vergogno a dirlo, con poco amor di patria se per patria si intendeva questa

nazione dove si mandavano i giovani al macello e si imbambolavano i civili con tante menzogne.

 

( Giuseppe Paroli, Con uno zoccolo una ciabatta, Comune di Borgo a Mozzano, Borgo a Mozzano, 2005, pp. 58 e 69.)