ALCUNE OSSERVAZIONI SUL TESTO DEL MANOSCRITTO

Il Diario

Vi sono annotati all'inizio i fatti più salienti per il suo paese ed il territorio circostante: i bombardamenti, i rastrellamenti, l'arrivo degli Alleati... e successivamente quelli della nazione: la Liberazione, la morte di Mussolini,. ..Per i primi si ha il pregio di una cronaca che, pur se breve, risulta a tratti assai puntuale e dettagliata sulle vicende belliche dell'epoca, e quindi valida come interessante riferimento per riscontri su di esse. Per quanto riguarda la forma compare una buona gestione del lessico, dovuta alle molte lettu-re di Rosa e all'ascolto delle trasmissioni radio. Comunque l'intonazione dello scritto sembra risentire, anche se in maniera sotterranea e inconsapevole, della prolissità e della retorica dei discorsi sentiti per tanti anni perché usati continuamente dalla propaganda del regime, nonché di un certo tipo di letture. E viene da fare una considerazione, forse scontata, ma che ogni volta riempie di tristezza: quanto le persone, e molto più quelle che ascoltano o leggono per scelta o per obbligo solo determinati settori, possano essere condizionate da chi ne ha il controllo e dai regimi veri e propri. Lo scritto presenta uno stile che si differenzia assai, per esempio, da quello di Vincenzo Banducci che pur provenendo dallo stesso ambito sociale e territoriale, ha però un'età e un'esperienza tale da consentirgli uno stile più personale. Così il trasporto verso forme più retoriche si può attri-buire proprio alla giovane età dell'autrice, che la fa esprimere con forme mutuate dalle sue letture. Non sappiamo invece quanto essa abbia preso dalla cronaca locale e, a tal proposito, sarebbe interessante operare un riscontro sulla stampa dell'epoca, sia per quanto riguarda il periodo della guerra e dei bombardamenti, sia per il successivo periodo della Liberazione. Sicuramente peròpossiamo avvertire nel testo una discreta variazione di toni tra la parte iniziale e quella finale, corrispondenti ai suddetti periodi, probabilmente per influenza della diversa propaganda, ma anche per una diversa disponibilità d'animo legata ai nuovi eventi.Una notazione importante credo sia comunque che Mussolini non è mai "il Duce“: non viene mai chiamato in questo modo. Nel testo compaiono brevi ma forti accenni di religiosità: "Tutti i cuori non sono che uno solo, perché da tutti esce una preghiera innalzandola fervidamente a Colui che può tutto"; “Tutto ci sorride e tutti sono felici, ma la nostra felicità la dobbiamo a Gesù perché solo lui ci ha salvato ci ha risparmiato da una morte così straziante e orrenda“. In questo ambito credo si possa rilevare addirittura anche una influenza ulteriore sullo stile della scrittura, nel senso della mutuazione da parti della liturgia. Per esempio nel punto “O notti...” chepotrebbe essere un ricordo delle parole utilizzate nelle celebrazioni della notte di Pasqua, é da rilevare infine una caratteristica, monotona e prolissa per un verso, ma forse interessante anche sotto il profilo psicologico: la particolare insistenza di Rosa sull'accostamento tra gli astri e l'evento bellico legato all'avanzare del fronte. Il tempo è fissato dagli astri. Non si riferisce mai all'ora, ma sempre alla posizione del sole e talora della luna per definire il momento dell'arrivo degli aerei, caccia o bombardieri. E sembra quasi che sia dettato da un cosciente o sotteraneo motivo di contrapposizione. Tanto il movimento dei primi è fisso e conosciuto, trasparente, luminoso, gioioso, amico, solidale, quanto quello dei secondi è improvviso, incognito, lugubre, traditore, nemico, portatore di sventura. Unica eccezione, che acquista quindi ancor maggiore evidenza, "cinque settembre 1944 giorno memorabile... ore dodici e venti... l'ora dell'arrivo dei primi carri armati alleati in paese; come se Rosa avesse bisogno di fissare in maniera più forte questo momento particolare dell'orologio della storia personale e locale che segna la fine di un incubo durato troppo tempo.