La scuola e le letture


Ho fatto le scuole elementari a Tassignano, nel mi’ tempo regolare, senza bocciature...; in classe con me ci avevo quelli del ’24. Mi sarebbe garbato studiare, ma la mentalità di que’ tempi!” Un hanno studiato i tu ' fratelli, gli uomini, perché dovrebbero studia’ le donne” dicevano in casa. I fratelli non avevano avuto voglia. A que’ tempi facevano fino alla terza. Poi il mi ' fratello maggiore, aveva fatto la terza regolare, dopo che fu soldato fece fino alla quinta. La fece quando era militare, era ne’ carabinieri. Ho letto tanto, però!  Di tutti i calibri: buoni, cattivi, come mi capitavan sotto. A Tassignano li avevo letti tutti, e poi eran quasi tutti di santi...Finiti anche quelli a S. Margherita si andava a Lucca, all’Alba. Si partiva a piedi, con le mi’ cugine,‘ se ne prendeva uno per una.‘ eravamo in tre e poi ce li passavamo, così ci s’andava ogni quindici giorni e no tutte le domeniche. Ci  s’andava di domenica pomeriggio e c'era da fa’ una guerra perché non s’andava al vespro, quel giorno lì. All’Alba c'era un po’ di tutto... tanti si fermavano anche lì, per leggere. Era in tempo di guerra, che poi non ci volevano neanche più mandare perché c’era i tedeschi a giro, e avevano anche ragione. Mi ricordo che s’andava alla Madonnina una volta al mese, a confessarci. Eravamo sei o sette ragazzacci... Ci domandavano cosa si vedeva, cosa si leggeva. Una volta ni dissi "Grand Hotel" e "L’inquisizione di Spagna“: il frate fece un salto nel confessionale.- Chi te l’ha dato?- Me l ’ha dato uno che conosco! (Era il Rosso del Gargini) Mi disse che non me lo dovevo permettere. Io gli domandai:- Ma Lei l’ha letto?.- Sì.- E allora perché io non lo devo leggere?- Allora io non ti do l' assoluzione! Avevo letto anche "La figlia del Cardinale” e altri libri di Carolina Invernizio ( "La mano della morta”, "La morta nel baule”, ”I piccoli martiri" - quest'ultimo lo trovai a S. Margherita). Per quel libro lì ti racconto. Eravamo dal fratello del prete di Valgiano, che era zio delle mi’cugine. Si vedeva questo prete tutto preso dalla lettura.- Che libro sarà? - Ci si domandava. Si seppe il titolo, si cercò in tutti li scaflali ma non s'era mai trovato. Un giorno la su’ sorella Maria ci disse.‘ - Venite a dammi una mano per fa’ le pulizie. E noi ci s'andò. S' andava a piedi a Valgiano...Si trovò nell'inginocchiatoio. S'alzò il cuscino e venne anche la tavola e si trovò lì dentro...

Il Diario

Ero appassionata di lettura: mi garbava scrive’ da me e leggere. Ne’ libri che leggevo avevo trovato questa cosa del diario, le persone che tenevano il diario...Mi dissi.‘ - Voglio segnare quello che succede per rileggerlo poi...Chi lo legge ora dice: - Ma non è mica vero! Dicevano gli anziani a noi giovani.‘ - Quando è finita la guerra ‘un ci crederanno a quelloche si è passato! Se voi giovani ni racconterete a’ vostri figlioli degli stenti e della fame e delle paure, 'un ci crederanno... Se lo scrivi... Poi lo metti tutto insieme e si lascia per ricordo.Allora mi dissi.‘ - Voglio fa’ un diario! Così!  Mi garbava farlo.

L'avevo segnato tutto su pezzettini di carta, così; scrivevo mano mano degli appunti su de’ fogliettini, non tutti i giorni. Poi li rimisi tutti insieme, in ordine, e li ricopiai su un unico qua-derno poco tempo dopo finita la guerra. Poi non l'ho più corretto.- In casa lo leggevano?- Sì. Ma senza nessuna importanza, come se non ci fosse. Non interessava a nessuno. Si rileggeva ogni tanto con quelli di corte (Corte Cantongiovanni).' - Lo vai a prendere? -mi dicevano Non lo perdere, poi lo leggi a quelli più piccoli e non ci crederanno...Anche ora mi dicono: - Sarà vero?Se non mi sbaglio non l'ha letto mai neanche Fulvio (il figlio maggiore), ti poi immagina’ te.’ 


Radio Londra


Durante una delle brevi interviste a Rosa ho domandato se il diario era stato scritto dopo aver avuto informazioni sull'esito della guerra, a cose fatte. è così che è venuto alla luce l'ascolto diRadio Londra. Sentivamo anche Radio Londra, quando davano i messaggi. C'era una famiglia, quella del Bimbo (Luigi Fanucchi) che ce l'aveva, la radio. La sorella Nila, di ventiquattro anni, era malata e la mamma Amalia Banducci, che abitava a Lucca dove aveva un bar alla Madonna dello Stellare, ma era nativa di Tassignano, l'avevano portata in paese in tempo di guerra. Per fargli passare meglio il tempo gli avevano portato una radio che tenevano nascosta tra il paiolo e il laveggio, che una volta si tenevano sotto l 'acquaio. Si sentiva anche Radio Londra e quando davano i bollettini di guerra. La sera si chiudeva la porta, si spengeva la luce e si sentiva quella lì. Se ci avessero trovato chissà dove ci mandavano! Rosa dice che le cose che allora la impressionavano maggiormente erano i messaggi in codice. Ricordo ancora che il giorno prima del bombardamento a S. Concordia della stazione di Lucca dissero: Pietro ha le scarpe strette; a Maria non piacciono le mele; se son rose fioriranno. Si capivano tra loro.  Noi non si pensava nulla, non ci s’arivava. Erano messaggi in codice... che non si capiva il mistero e le informazioni sulla guerra.Non si sapeva mica nulla... Anche quando prendevano gli uomini per portalli in Germania a lavorare, non si sapeva mica dei campi di concentramento e di sterminio...Non si sapeva mica nulla! S ’è saputo poi!