Considerazioni su "La storia" in sestine di

                                     Mussolini-Bibi.


Una delle parti più interessanti del manoscritto, posta in appendice al diario vero e proprio, ma ugualmente significativa per una documentazione del periodo, è una "storia". Queste "storie" erano canzoni in sestine o in ottava rima relative a personaggi o fatti accaduti, spesso di sangue o comunque di qualche scalpore, che avessero suscitato un forte interesse popolare. La nostra, composta in sestine, riguarda Mussolini e, a mio parere, si tratta di una vera perla da un punto di vista demoetnoantropologico e una notevolissima testimonianza storica, non sappiamo ancora se inedita, certo non ancora conosciuta, tra le diverse che abbiamo raccolto in questi anni. Anche da sola avrebbe meritato l'onore di una pubblicazione. Non sappiamo se si tratti dell'opera estemporanea di poeti improvvisatori, o di una composizione studiata degli stornellatori di mestiere che ne stampavano copie da vendere ai mercati o alle fiere, o addirittura una commissionata da oculate forze di propaganda, nazionali o degli Alleati. La possibilità che sia di un autore locale ne farebbe una rarità, degna di ancor maggiore considerazione. Comunque sia è una preziosa testimonianza del costume di un'epoca e del comporre popolare, espressione della produzione dei cantastorie del periodo. Nel contempo ci sembra possa far riflettere sui casi della vita, come riprova dell'andamento altalenante delle fortune degli uomini: oggi osannati, domani fortemente esecrati. Come tutte le storie è caratterizzata da toni molto forti, in questo caso ancor più accentuati data la posizione di spicco del personaggio in questione e il clima particolare di rivincita esistente al momento, che influenza il testo in maniera oltremodo esagerata. A tal proposito notare il titolo e soprattutto il sottotitolo: già da questi traspare l'intento di scrollare immediatamente l'aura di grande personaggio con pesanti accuse e con l'uso di un soprannome minimale e derisorio. Sarebbe interessante conoscere se esistano altre versioni similari. Rosa dice di averla copiata, nel periodo immediatamente posteriore alla fine della guerra, da un dattiloscritto prestatole dal cognato Ivo Luvisi, sposato a Tassignano con la sorella Rita, e ferroviere in forza alla stazione di Pisa; le risulterebbe che tale testo fosse allora assai conosciuto presso la categoria dei ferrovieri, con la circolazione di diverse copie. Dobbiamo riconoscerle per questo la funzione di preziosa amanuense del ventesimo secolo.

Sopra: riproduzione di una ricevuta consegnata ad una donna che ha “donato” la sua fede nuziale d'oro al Partito Fascista, avendone in cambio una d'acciaio. È questa una delle maggiori angherie che il regime di Mussolini fece al popolo italiano, colpendolo profondamente nei sentimenti legati agli affetti più intimi, alla famiglia e alla religione.

Sopra: un proclama tedesco stampato all'indomani del giomo 8 settembre 1943.